È da un po’ di tempo che mi esercito a condurre quella che, per me, è diventata ormai una sorta di challenge o, per meglio dire, un duello a singolar tenzone tra l’indecisione di resistere a ciò che non mi convince totalmente e il coraggio di portare avanti il dubbioso acquisto senza remore. «Questa piccola parte della mia vita si può chiamare» investire a buon rendere e, nonostante La ricerca della felicità mi abbia ripetutamente insegnato che «se hai un sogno, tu lo devi proteggere», credo di non aver interiorizzato altrettanto bene l’angoscia di finire sul lastrico, contando che io il cubo di Rubik non sappia nemmeno da dove cominciarlo.
Per fortuna, questo è il periodo in cui i saldi estivi accorrono in aiuto assicurando sconti particolarmente graditi, soprattutto quando a entrare in gioco è proprio la diffidenza verso qualcosa di desiderato, ma per il quale non ci sentiamo mai abbastanza pronti. È in questo modo che sono riuscita a mettere ai piedi il mio primo paio di sabot, ad oggi meglio identificati con il termine inglese mules (pantofole) che poco si allontana dalla definizione di “ciabatte eleganti” da me coniata in uno di quei momenti in cui la conversazione con il sesso maschile diventa pari a una partita a tabù.
A mia discolpa posso dire che, in fondo, proprio di questo si tratta: che siano chiuse in punta o comode open toe estive, è il tallone aperto privo di fibbie e cinturini a conferire alla scarpa quella sensazione di illecita libertà a tratti surreale, quasi fosse troppo strano sentirsi comodi come a casa, ma fuori casa. Eppure il loro ritorno sembra aver entusiasmato abbastanza da farle diventare le scarpe di tendenza dell’estate 2017, anche se i primi avvistamenti dell’iconico modello firmato Gucci con fodera in pelo risalgono almeno allo scorso inverno, quando ancora o le avevi comprate alla modica cifra di 695 euro o tanto valeva che andassi in giro con le babbucce termiche a forma di tacchino ai piedi.
Ma il lusso non è sempre stato priorità dei sabot, la cui origine, per quanto piuttosto antica e incerta, sembra risalire alla seconda metà del Settecento direttamente dall’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert e tra i rivoluzionari francesi di fine secolo. Per tutto periodo successivo fino ai primi decenni del Novecento diventa invece l’umile calzatura in legno tipica dei contadini della Francia settentrionale e delle zone limitrofe come Belgio, Paesi Bassi, Pirenei e Valle d’Aosta da cui deriva il nome stesso e la pronuncia sabò ripresa dal patois francoprovenzale di Ayas. Entreranno a far parte della moda europea soltanto a partire dagli anni ’70 e ’90 del XX secolo proprio per la loro versatilità e adattabilità.
The VivaLuxury– @chiaraferragni IG
I modelli in cui si declinano sono moltissimi e lasciano spazio a qualsiasi tipo di fantasia: dalle classiche e sempre apprezzate slippers basse in pelle con dettaglio morsetto, alle mules con tacco adornate da trame floreali, pizzo, tessuto broccato o jacquard, senza tralasciare l’aggiunta di borchie, fiocchi, strass, perle e cristalli. Un trionfo di eleganza spesso destinato a cadere nell’eccesso, ma per un paio di scarpe già così prepotentemente vistoso la sfida non poteva che essere affrontata ai massimi livelli.
Pur appoggiando le stravaganze più bizzarre, entro i limiti del decoro, confido sempre in un primo approccio moderato e tradizionale in cui l’originalità viene riversata su abbinamenti più o meno convenzionali a seconda dell’occasione. Soprattutto in questo periodo, i mules vengono riproposti dalle firme più attraenti e proibitive (Gucci, Celine, Marni e Puglisi, per citarne alcune) ai marchi low-cost accostati a tubini neri, longuette a ruota e chemisier per un abbigliamento formale e lavorativo che, però, non soddisfa proprio tutti, giovani in primis.
(Byfarshoes , Vogue Waitinggonmartha.com , @ameliepichard via Instagram, @mansurgavriel via Instagram, 2020ave , matchesfashion )
Da Zara a Mango, da H&M agli altri figli del gruppo Inditex, le proposte si contraddistinguono per essere sbarazzine e irriverenti e hanno come protagonisti i contrasti. Una volta fatta l’abitudine, accostare delle alte mules open toe in velluto nero a jeans boyfriend o cropped con fondo a frange e chiodo di pelle non sarà più così difficile.
Io per questo mese ho osato. Se sono soddisfatta? Giudicatelo da voi.
A buon rendere!
Un abbraccio,
Martina
Per chi come me mette la comodità al primo posto, vive in una città lastricata di”sanpietrini” e insegna in una scuola in cui le scale ahimè devono essere affrontate almeno quattro volte a mattinata, queste ciabatte eleganti sono la manna dal cielo. Soprattutto la grande offerta e varietà che si trovano in questo periodo!
Ai Low cost sopracitati aggiungo il mio adorato Asos che non delude mai. Ai Saldi ne ho acquistate tre di colori diversi. E uno di questi è decisamente, per usare le tue parole, caduto nell’eccesso.
Sì lo so. Non ho mezze misure.
Un bacio
A presto. Sa
♥♥♥
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