Non sono mai stata una brava donna di casa e questo ormai, per chi mi conosce è un dato di fatto : cucino il minimo indispensabile, ho una pessima organizzazione per lo stiraggio e ho il pollice nero addirittura per le piante, anche per quelle grasse. Ma ciò in cui sono stata sempre veramente maldestra è la lavatrice.
Il rapporto complesso con questa macchina infernale ha avuto inizio molto tempo fa con gli abiti da lavoro del mio ex marito:le intenzioni erano buone, ma il risultato fu un set di t-shirt e pantaloni lunghi multi-tasche di un bel colore rosa, tutto a causa di un calzino fuxia rimasto nascosto (ovvio, il calzino era mio!)
Da quel momento è stato odio reciproco e oggi, che finalmente ho realizzato il mio sogno di avere la lava-asciuga, sono ancora titubante nell’utilizzo di alcuni programmi e, quando li adopero, resto incollata all’oblò per tutto il tempo del lavaggio con la speranza di non aver rovinato qualcosa.
I vestiti per me sono come dei compagni di viaggio e per averli sempre a disposizione, mi devo prendere cura di loro cercando di commettere meno errori possibili quando metto a fare una lavatrice.
Con il tempo ho imparato a tenere a mente i due fattori principali per una buona riuscita del bucato: dividere i capi chiari da quelli scuri e a loro volta, separare i capi sintetici e di cotone da quelli delicati come lana o seta. Quando però ho degli interrogativi sul materiale o di qualsiasi altra natura, cerco risposte in quelle etichette che non sono cucite solo per dar fastidio alla pelle, ma contengono tutte le informazioni riguardanti il tessuto, come andrebbe lavato e asciugato, attraverso una simbologia abbastanza semplice.
Dopo aver caricato il bucato, seleziono il programma più indicato facendo molta attenzione alla temperatura dell’acqua, molto calda per i colori chiari e acqua fredda per i colori scuri per prevenire la perdita di colore; metto il detersivo, il più adatto alla tipologia d’indumenti caricati; ammorbidente, per aver capi particolarmente soffici e per ultimo, un po’ di candeggina, quella regolare a base di cloro, ideale per sbiancare i capi chiari o quella gentile, adatta a tutti i tipi di stoffe e ideale per i capi colorati.
Non nego che tuttora il libretto delle istruzioni contenente il dettaglio di tutti i programmi presenti nella lava-asciuga, sia lì, vigile sul mio bucato, nel cassetto sopra i detergenti, come se controllasse ogni mia minima mossa. Ma nel tempo sono migliorata!
Un’azione alla quale non mi sono ancora abituata è il controllare le tasche dei jeans prima di metterli sia nella cesta dei panni, sia nella lavabiancheria: monete, penne, scontrini, fazzoletti, quello che riesco a trovare quando il ciclo è finito, rende la mia lavatrice quasi più un bazar che altro!
Non sarò mai una casalinga perfetta.
Ma l’importante è non pretendere a tutti costi di esserlo, no?
Un bacetto.
A presto. Sa
♥♥♥
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