Brutta cosa l’attesa. Se c’è una cosa che non sopporto è proprio aspettare. Sempre stato così. Anche quando la mia prof, seduta perbenino con la schiena eretta e l’occhialino calato sugli occhi, muoveva in su e giù il suo dito ossuto sulla lista dei nomi. Oggi interrogo …. e l’attesa sembrava si dilatasse per un’ora. Brutta cosa l’attesa. Aspettare il semaforo verde quando ancora devi fare la spesa o aspettare che lui ti risponda su whatszapp : “sto scrivendo… “. E poi aspettare che arrivi il Natale, l’estate, le vacanze. Aspettare di perdere 5 kg. Servirebbe uno schiocco di dita.
L’amore urlato e l’amore espresso. L’amore sbandierato, comunicato, dimostrato. Quante teorie sull’amore. L’amore è . Mi viene in mente Love is … Quella striscia comica a fumetti creata da una fumettista neozelandese Kim Casali negli anni ’60 per il suo adorato marito Roberto. Un successo clamoroso. La mia vignetta sarebbe stata: l’amore è. Punto. Ma non avrebbe fatto ridere. Nessuna definizione, nessuna costrizione per un sentimento che vive di vita propria al di fuori di qualunque regola di comportamento o descrizione e capacità di esternazione. L’amore è. Con il tempo ho capito che, anche se siamo sempre pieni di parole,
La mia assenza dai social è temporanea ma ricostituente. Io che sui social ci sguazzo da anni senza bisogno di braccioli gonfiabili, ad oggi ho bisogno di prendere fiato. Con la testa a pelo d’acqua e l’animo pieno di amarezza. Non mi piace quello che vedo, quello che leggo, quello che ascolto. Non mi piace la superficialità nei giudizi, l’ignoranza dilagante. Questo sentirmi dalla parte sbagliata anche quando sono certa di essere da quella giusta. Se il terreno sotto i piedi trema, i social non sono il luogo più rassicurante. Magari il più scontato, il più prevedibile, dove ogni maschera sembra
Per un’insegnante di scuola superiore avere tre quinte nell’ultimo anno di corso dovrebbe essere illegale. Insomma dovrebbe essere proibito dalla legge. Sulla carta domani sarà l’ultimo giorno che trascorreremo insieme nelle aule anche se in realtà è stato ieri. L’ultimo giorno di una settimana straziante che ci ha visto vomitare vicendevolmente negli abbracci, nelle parole, negli sguardi tutto l’affetto e tutta l’ansia di un’imminente distacco. E io sto vivendo questi giorni in uno stato di coma vigile ormai ben conosciuto. In poche parole sono devastata e piagniucolante da giorni. Avete presente la sindrome del nido vuoto che prova una madre
Per molti anni ho lavorato la sera come barman ( forse si dovrebbe dire barmaid o barlady poco importa). Circa 7 anni. Di giorno insegnavo, la sera (nel fine settimana ) lavoravo nei locali notturni e discoteche. Era un modo facile per arrotondare in una situazione di precariato e cambiamenti familiari. Volevo essere completamente autosufficiente. Sono cresciuta nei bar di famiglia, so bene come si fa un cappuccino ad opera d’arte, un mohito e un negroni. Quasi come un integrale definito. E’ stato un modo facile per ricreare a 32 anni una rete di conoscenze nella mia nuova città adottiva. Di fatto,
Premetto che quanto affermo non mi sposterà di un millimetro dalla convinzione che il mio lavoro è il più bello del mondo. Dopo quello della presentatrice ovviamente, ( ndr: ho sempre voluto fare la presentatrice ). E che il lavoro che svolgo lo faccio nella scuola migliore del mondo, con gli alunni migliori del mondo. Insomma guai a chi tocca il mio orticello. Però una cosa ve la voglio dire. Ogni prof che ami davvero questa professione, (ma tanto tanto eh), in fondo al suo cuore è un po’ convinto di due cose; la prima di avere una sorta di
Venerdì : giorno libero. Il giorno libero infrasettimanale degli insegnanti credo che sia motivo di forti invidie di chi insegnante non è. Insieme alle ferie estive, le vacanze di Natale e poi quelle di Pasqua, i ponti comandati e le chiusure scuole per allerta meteo o neve. Ok. Non posso farci niente. E se avete intenzione di fare battutine a riguardo, sappiate che non attacca. Non inizierò la mia tiritera su quanto sia impegnativo il lavoro degli insegnanti, tra compiti, preparazione lezioni, consigli di classe, collegi, dipartimenti. Non tirerò fuori l’asso della manica sulla responsabilità che abbiamo a stretto contatto
Sono passati due anni. Due anni dalla pubblicazione dall’articolo più doloroso e liberatorio che abbia mai scritto. Una sorta di outing sulla mia incapacità di procreazione e sulla difficoltà di convivere con una disabilità di questo tipo in una società che per quanto si professi evoluta, ha ancora tanta difficoltà a riconoscere sia la condizione di infertilità, sia il viscerale ma sacrosanto desiderio di alcune donne di rimediare in modo artificiale. Noi madri senza figli è uscito di getto, in un grigio pomeriggio di febbraio del 2017, come ingenuo tentativo di mettere il punto ad un mio lunghissimo percorso mentale e
Viene chiamata sindrome della spugna, quella condizione in cui uno non riesce a dare il giusto peso alle cose e si fa travolgere dagli eventi e dalle preoccupazioni. Io sono stata una spugna da strizzare per molti anni di quelle belle morbide che si imbevono di acqua con tanta facilità e che non riesci mai a strizzare fino in fondo. Poi ad un certo punto ho scelto l’happy life. Non proprio da un giorno all’altro. Direi che è stato un percorso. E non vi nascondo che non è stato neanche così rapido e indolore. E sicuramente ancora non del tutto completato. Ma
Questa è stata l’estate della Rivoluzione delle Anta ( #over40), le quali, senza vergogna e senza l’utilizzo di app piallanti di IG, si sono mostrate sui social come mamma le ha fatte, in nome di un rinnovato desiderio di normalità. E dietro di loro una community vasta e motivata, che in esse si è sentita fortemente riconosciuta. E finalmente qualcosa si muove. Lo dico da anni che l’età è solo un dettaglio. Anche perché ciò porta acqua al mio mulino e alla mia autostima. E forse lo hanno detto anche alcune mie scelte. Ma questa è un’altra storia. Insomma, a
Quando hai tanto tempo libero finisci per pensare. Provi a distrarti con un libro, un film, una scrollata a ig stories e un video su youtube. Ma il tempo non finisce e sei costretta a pensare. Poi magari dormi, avvoltolata in un plaid di morbida ciniglia, accanto a te una tazza di infuso alla liquirizia. Al risveglio, il cuscino inumidito da quel rivolo fastidioso che con gli anni non è mai sparito. E pensi: non sono mai riuscita a cogliere il vero senso della “salivazione azzerata“. E’ uno stato a me sconosciuto. Ci sono momenti della vita in cui vorresti
Cari ragazzi domani si riparte. Un viaggio lungo nove mesi che ci vedrà trascorrere insieme ogni giorno, tante ore quante ne avete condivise d’estate con i vostri amici di scorribande e sicuramente più di quante, d’ora in poi, ne passerete con le vostre famiglie. E io voglio svelarvi un segreto. Anche i prof sono un po’ agitati all’idea, sapete? Perché in fondo l’inizio mette sempre un po’ di ansia. E’ inevitabile. Un po’ come quando si aspetta di entrare dal dentista o che l’ago di una puntura si infili nella pelle. E’ l’attesa a renderci nervosi, più che l’atto stesso. In alcuni
Sono una donna Matrioska. Insomma ho tante donne donne dentro di me, una più piccola dell’altra e tante donne fuori di me, una più grande dell’altra. Non ho un’età. Ho una progressione aritmetica di età ( di ragione d= 2), da 6 a 70. Vivo tentando di gestire le età anagrafiche diverse e le distinguibili esigenze in una continua operazione di mediazione tra loro. Lasciate libere si scannerebbero: hanno bisogno di essere controllate. Diciamo che sono diventata arbitro benevolo di tante me stesse. Vivere nel caos ma non mi spaventa. In bilico tra il desiderio di sentirmi innocentemente gioiosa come
In amore l’età non conta. Cazzate. Conta eccome. Soprattutto se la differenza di età si pone in ordine inverso al ben pensare. Perché, diciamocelo chiaro, possiamo sentirci super progressisti, ma poi di fonte ad una coppia in cui l’uomo sia molto più giovane della compagna siamo in molti a storcere il naso. Se puoi l’uomo è Emmanuel Macron, candidato alle presidenziali francesi e la donna è sua moglie, Brigitte Trogneux, di 24 anni più vecchia, tra l’altro sua ex insegnante di lettere, l’occasione di dare un alibi socialmente giustificato a tutti i nostri pregiudizi nascosti è davvero ghiotta. E si
E’ quasi una settimana che non riesco a scrivere. E il mio quadernino è pieno di nuovi spunti. Ma sono bloccata dall’ansia. E so bene perché. Dopo l’articolo Noi madri senza figli che ha letto anche la giornalaia dietro casa, ho paura che chiunque mi incontri al supermercato, per la strada o ferma un semaforo, possa guardarmi negli occhi, vedendomi attraverso. Insomma l’idea di mettersi a nudo è sempre una buona idea, certo, però poi sei nuda e di questo ne devi prendere atto. E l’asciugamano con cui tenti di coprirti le tette serve a poco ormai, soprattutto se chi
All of us need one thing above all else: the right to be who we are, whatever and whomever that may be. And we are the only ones able to give ourselves that right. No one can do it for us. We are the only ones who can realize and accept that we cannot have control over everything, and that we cannot have control over the unfolding of events. Life writes chapters we could never have imagined, and our strength is in our ability to adapt to change and write our own new happy endings. Now, this is only a
Tutte noi abbiamo il bisogno di una cosa su tutte, il permesso di essere ciò che siamo, qualsiasi cosa essa sia. E il permesso ce lo dobbiamo concedere noi stesse. Nessuno può farlo. Realizzare e accettare che non avremo il controllo su ogni cosa, che non si può programmare l’iter degli eventi. La vita scrive capitoli che neanche possiamo immaginare e la nostra forza sta nella capacità di essere flessibili al cambiamento e trovare nuovi finali. Balle. Questa è solo teoria. Immaginiamo che si desideri una cosa con tutte le nostre forze, qualsiasi cosa essa sia, così tanto da sacrificare
Per me, l’ingresso nell’anno nuovo assomiglia un po’ alla sensazione che provavo quando da piccola iniziavo un quaderno. Ammiravo la copertina liscia e senza pieghe, ne annusavo le pagine bianche e intatte, le scorrevo, le accarezzavo, ne percepivo le potenzialità. Non mi permettevo la minima imperfezione nella scrittura. Nessuna correzione. La calligrafia al massimo del suo splendore. Cambi di penna e sottolineature in tonalità armoniche. Per qualche giorno, forse qualche settimana. La perfezione estetica non paga e non appaga. L’ho capito solo adesso. In assenza di sostanza, succede di annoiarsi, succede di perdersi. E’ un po’ la medesima sindrome di chi vive
“Si potrebbe fare“. Da sempre il mio mantra. E lì ad accumulare visioni e sogni come caramelle. La risorsa degli entusiasti. La rovina degli entusiasti. Perché prima o poi devi fare i conti con il fatto che molte idee non vedranno la luce e che ti servirebbero due vite e un vagone di caffeina. In alcuni casi un miracolo. Eppure ho letto in un bel libro ( Fai Bei Sogni di M.G.) che se un sogno è il tuo sogno, quello per cui tu sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai
Oggi a scuola ho visto piangere 4 ragazze. Una ragazza ha pianto di delusione per un’ultima interrogazione di matematica andata non troppo bene, un’altra ragazza ha pianto di gioia per un ultimo compito andato bene. Una terza ha pianto per una crisi d’ansia e l’ultima perché era arrabbiata a causa di un furto subìto di 50 euro. A noi prof un corso ce lo dovrebbero fare però. O comunque insieme alla laurea e alla nostra bella abilitazione all’insegnamento, ci dovrebbero consegnare un manuale, un libricino di supporto che ci dica come fare per evitare di assorbire tutto quello che ci circonda, come
Cinque anni circa che ho aperto questo blog e qualche volta sul web mi sembra di stare come in piazzetta insieme agli anziani che, mentre camminano chiacchierando con le braccia rigorosamente appoggiate sul fondoschiena, si lamentano di come si stesse meglio quando si stava peggio e di come ormai le stagioni non siano più come quelle di una volta. I blog sono in declino. I social hanno preso il sopravvento, come forme di comunicazioni più rapide e immediate. Perché nessuno legge più e ci si limita a a guardare le figure o i video ( vedi aumento di Snapchat e
Se devi amare ama forte. Perché non c’è più spazio per il silenzio, quello cercato, praticato, voluto. Non c’è più spazio per tacere, per riflettere, pensare, soppesare, elaborare. Bisogna agire, subito, magari anche sbagliare. Ma agire. E poi mostrare, condividere, richiamare l’attenzione. Urlare o declamare. Giudicare e poi osservare. Bisogna farsi notare. C’è caos là fuori che quasi non ti sento. Si corre, avanti e indietro. Si riparte da capo, senza pause. C’è così tanto rumore inutile. Se devi amare ama forte. Che altrimenti non ti sento. A presto Un bacio. Sa ♥♥♥ DETAILS Outfit Gonna : Imperial Felpa :
Se ci hai provato va bene. Però devi averlo fatto davvero. Provato almeno una volta a perdonarti. Una seconda occasione non ricapiterà…E chi lo dice? I treni passano e continuano a passare, basta essere lì all’orario giusto. E non importa se lo prenderai a corsa, se avrei il fiatone mentre crollerai esausto e soddisfatto sul sedile. Sarai sopra. E la valigia che porti con te, ti ricorderà quello che sei stato ma sarà pronta ad essere riempita di nuovi sogni. L’importate è averci provato. A rompere le regole. Quello regole in cui non ti riconosci. Quelle regole dettate dalla consuetudine che ti
Ho un brutto carattere e non lo dico per sentirmi battere sulla spalla con un pat pat rassicurante : ma dai che dici, proprio tu? Sì perché spesso sento dire in giro: “sai io ho un brutto carattere perché dico le cose in faccia, sono sincera, testarda e se mi metto in testa qualcosa non mi tiro indietro“. No, tu sei in cerca di complimenti. Perché l’ambizione e la schiettezza sono valori positivi. Io invece ce l’ho davvero il brutto carattere. E questo non vuol dire che non sia solare, sorridente, entusiasta. Sono una sorridente rompi cazz… No scusate, ho promesso
Scusate le spalle. Ho voglia di ruzzare. Oggi sono allegra. Allegra parecchio. E’ lunedì, tra cinque giorni esatti mi sposo e tra una settimana voleremo lontani per qualche tempo. Oggi sono allegra e vorrei urlarlo al mondo perché l’allegria può essere contagiosa forse più della tristezza, basterebbe che provassimo a diffonderla. Pronto Ciao. Perché mi hai chiamato? Per dirti che sono felice. Che sto bene e che mi viene da piangere dalla contentezza. Che la ruota gira e che bisogna sapere aspettare.
Nessun pippone* giuro! Nessuna lista dei propositi per il nuovo anno. Ho smesso da tempo di farli, tanto durano dal primo gennaio a Befana. Non ho intenzione neanche di farvi vedere i migliori looks, perché intanto basta andare nella sezione My outfit, no? Allora che ci fai qui ? Sono passata solo a farvi un saluto, nel caso qualcuno tra l’appuntamento dal parrucchiere, la preparazione del cenone, o il bacio sotto il vischio, riuscisse a fare una capatina. Ci tenevo che trovaste i miei auguri per il nuovo anno. Auguri semplici, non pretenziosi, di una vita lieve. La leggerezza, troppo
Eccomi tornata dai bagordi Natalizi e dai pranzi che in modo quasi surreale avevano la capacità di trasformarsi in merenda e cena, in una sorta di progressiva e inarrestabile mutazione. Tre giorni vissuti nella culla familiare tra gli affetti più cari. Tre giorni lenti e chiassosi, che mi hanno ritemprata e disintossicata dai ritmi incalzanti e frenetici della quotidianità. Avete notato niente? E non fate la faccia del marito che davanti al taglio di capelli radicale della moglie, imbarazzato ma poco osservatore, balbetta improvvisando. Il cambiamento è abbastanza visibile! Guardate QUI! Abbiamo deciso che era il momento di dare una
Strano questo Natale … come è strana la sensazione che mi avvolge in questi giorni. Negli anni almeno una cosa l’ho imparata … ed è quella di provare ad ascoltarmi. Sono qui a chiedermi cosa mi serve questo Natale perché una fashion blogger deve desiderare e possibilmente avere. Così ricordo la letterina che ho scritto a Babbo Natale soltanto un anno fa. (Eccola). E penso che che potrei averla scritta ieri. O questa mattina. Solo una cosa è cambiata perché tutto si evolve anche se lentamente. Di cosa ho bisogno? Forse niente .. o forse tutto. Ho bisogno di ricominciare
(Via tumbler) ” Caro Babbo Natale, devo ammettere che tra tutti tu sei il mio preferito. Meglio della Befana, degli Gnomi, del Coniglio Pasquale e della Fatina del Dentino. E tu penserai che sono una paracula che ti fa i complimenti solo perché è Natale e deve chiederti qualcosa… No vabbè io ti adoro, perché incarni la sicurezza con la tua figura di vecchio energetico e sempre sorridente che se ne va in giro in una notte con la sua slitta volante! E poi insomma non sei neanche brutto, voglio dire… da giovane, con meno barba .. un po’ più
Ed inizia l’avventura!!!!!!!!!!!!!!
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