«Il bene è contagioso» scrive Bergoglio. «E come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende a espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale». E’ un po’ lo stesso messaggio che con un linguaggio più semplice e adatto ai bambini stava dentro la favola dei Caldomorbidi che vi ho scritto qui la vigilia di Natale. E’ un pensiero che in questi giorni mi torna costantemente in testa e fa rumore … più forte dello scarto dei regali, più forte dei primi botti di
18 km mi separano dalla mia città di origine e ogni volta che ci torno per trovare la mia famiglia, mi assale una strana malinconia, un cumulo di ricordi agrodolci da cui mi lascio trasportare senza opporre resistenza. Qualche volta ho la sensazione di avere vissuto due vite, una terminata nel momento in cui è iniziata l’altra. Ma le immagini non sono svanite, né le sensazioni. Ogni vicolo porta con sé una storia e le luci che si spengono dolcemente sui bellissimi lungarni mi ricordano che non si può cancellare ciò che si è stati anche se ci ha reso diversi, come non
“…Crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose. Non è quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi. La felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l’amore sia tutto o niente; non è quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e che esplodono fuori con tuoni spettacolari. La felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova. Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose. E impari che il profumo del caffè al mattino
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