Pat Pat. Quella pacca sulla spalla mi sveglia dal mio sogno ad occhi a aperti. In realtà dice Giorgio che non mi rinvengo e che devo essere lasciata sola il meno possibile. Solitamente rispondo che è colpa dei numeri nella mia testa che si scontrano con i pensieri e fanno corto circuito. Ma sono giorni che mi immagino tele – trasportata in un’epoca in cui ci si guardi ancora negli occhi, in cui il sorriso non sia frettoloso e il contatto negli abbracci prolungato. Ho voglia di passato e di sensazioni calorose reali e genuine. Di rapporti belli, veri e di
Luglio ce lo siamo lasciato alle spalle. Appena entrati in agosto… niente è cambiato. Ennesima domenica mattina piovosa. In attesa che allarghi ( voglio essere fiduciosa ) mi sono messa a cercare online alcune décolleté. Abbandonato ormai da due anni qualunque tipo di sandalo con plateau … sono in fissa da tempo con il modello di scarpe più classico ma anche più femminile a mio avviso.
Mi ricordo che la mia idea di femminilità quando ero una ragazzina era rappresentata da una minigonna, una camicia annodata in vita e una cascata di riccioli. Perdonatemi ho vissuto la mia adolescenza negli anni’80. E poi diciamolo … è abbastanza comune credere quando si è giovani che l’apprezzamento si conquisti con l’ostentazione plateale e spudorata dei propri attributi fisici, che fra l’altro io non ho mai avuto neanche così spiccati. I tempi non sono cambiati. Ma lo sono per me che nel tempo ho capito che la femminilità si traduce in autenticità e consapevolezza. Che uno spacco vale più di cento minigonne
Che sono da tempo follemente innamorata delle creazioni di Stella Jean, ormai lo sanno anche i muri. Che non posso permettermi neanche una camicia delle sue collezioni è un altro dato di fatto.
Io da ragazzina avevo un Ciao bianco. E lo avevo ricoperto tutto di fiori colorati fatti con le carte adesive. E il mio nome campeggiava in verticale, rosso vermiglio, tutto ricoperto di brillantini. Anche a quel tempo ero già un po kitsch. Un Ciao che sapeva di libertà e mi accompagnava nelle uscite a tutto fuoco, direzione un bacio rubato o la casa di un’amica. Dove si studiava ma le chiacchiere prendevano il sopravvento. Un Ciao nelle sere d’estate quando l’assenza del casco scompigliava ancora i capelli. Quando era facile sentirsi immortale e il mondo era lì per noi. Vespe truccate, anni
Rieccoci. E’ di nuovo iniziata la stagione “calda” dei matrimoni e con questa tutti i dubbi amletici di tutte noi invitate su come vestirci. Vi ho già detto in passato quello che penso a riguardo al galateo della perfetta invitata e alle mie difficoltà nel seguirlo alla lettera. Però molto spesso mi capita che amiche o conoscenti mi chiedano consiglio su come si fa a non sbagliare! A non essere fuori luogo. E mi viene da sorridere pensando al mio forte e presente desiderio di rompere le regole. Ma tranquille, porsi il problema è davvero normale. I fattori principali da tenere in considerazione
Odio le attese. Ecco perché sono sempre in ritardo. Vivo con ansia i momenti che mi separano dal pensiero di un cosa che deve accadere e il suo reale accadimento. Nella migliore delle ipotesi mi sembra di perdere tempo, nella peggiore mi lascio sopraffare dall’ansia e immagino scene apocalittiche. Avrei bisogno di un acceleratore di momenti in certi casi o di poter leggere nel futuro, per calmarmi. L’attesa del dolore o l’attesa della fine del dolore sono le più devastanti. L’attesa di uno sguardo o di un’attenzione … le più intime.
Con il mento sulla mano Se ne stava sconsolata Una strega sotto a un ramo Triste sola e abbandonata. Da giorni, infatti, il suo cuore Lacrimava di dolore: Il suo bello se ne era andato E lei per sempre aveva lasciato.
Qualche volta piace anche a me! Cosa? Dico… ma fare la signora! Insomma qualche volta il mio lavoro mi impone un po’ di serietà esteriore E mi capita di trovarmi davanti al mio armadio chiedendomi:”cosa mi metto per mostrare professionalità anche a chi non sa vedere oltre l’apparenza ???” E mi ingegno. Ma c’è il trucco, quasi sempre, perché non si può essere chi non si è. Si può solo giocare a esserlo. Il pantalone beige ha un taglio boy-friend con cavallo basso; il blazer ha delle informali toppe sul gomito. La canotta morbida e femminile di Mia Wish , fa
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