Qualche giorno fa in una mia classe del serale paravamo di sorrisi e di approccio positivo alle situazioni più disparate che ci possono coinvolgere. Una ragazza mi guarda e in una serietà composta mi dice: “ Proff.. io non ci riesco … sono sempre molto negativa”. Quante volte me lo sono sentita dire in questi anni e quante volte ho pensato che realmente non ci sia una ricetta, una soluzione, come del resto non credo neanche ci sia una vera predisposizione genetica alla positività. C’è solo bisogno di intraprendere un percorso fatto di incontri e di riflessioni.
Oggi non ci sono… oggi devo stare spenta. Con la testa tra le gambe a pensare … anzi a non pensare. A non decidere, a non pianificare, a non scegliere. Devo smettere di tentare di mettere un ordine nel mio disordine dilagante. In questo periodo mi sento un disastro. Mi sveglio e già sono in ritardo. La casa è un casino, il frigo è vuoto, la pila dei panni si innalza. L’armadio è un caos e non ho tempo di darmi lo smalto sulle unghie dei piedi. Devo chiamare … non l’ho fatto, devo rispondere … lo farò stasera. Sento
Riprendiamo a giocare… e facciamolo seriamente. Giochiamo ad interpretare un mito del West al femminile…ma in una versione meno “bad girl”. Calamity Jane… in versione pacifista. Addio a pistole e fodero…. tolto il fazzoletto per coprire il volto nelle rapine, inutile il cappello a falda larga, vista l’ora serale.
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