La terza tappa del road trip di questa estate attraverso la Svezia è stata forse la più impegnativa. Circa 500 km. Lasciata Sigtuna quasi all’alba, ma completamente rilassati dalle atmosfere di questa cittadina, ci siamo diretti attraverso la E4 verso la costa. La nostra meta: Hoga Kusten ed il parco nazionale di Skuleskogen.
I vantaggi di muoversi in macchina sono ovviamente la possibilità di fermarsi ogni volta che si desideri per una semplice pausa rifocillante ma anche fare improvvise deviazioni alla scoperta di angoli caratteristici.
Ci era stata consigliata infatti una breve sosta a Hudiksvall, con i suoi deliziosi cottage di legno dal rosso vinaccia che corrono, uno dopo l’altro, lungo le sponde del canale che attraversa il piccolo centro.
I muri, le porte e le finestre di queste abitazioni così caratteristiche, sono diventati immediatamente perfetti set per le nostre foto.
Una seconda colazione al volo ( come rinunciare a un dolcino e all’ennesima tazza di caffè svedese che ho scoperto preferire di gran lunga all’espresso) e si riparte.
Dopo circa 5/6 ore ci troviamo a percorrere lo spettacolare ponte sospeso ( l’höga kustenbron ) che porta nell’Höga Kusten, uno dei ponti sospesi più lunghi del mondo con i suoi 1867 metri, attraverso il quale ci si addentra in uno dei paesaggi più spettacolari della costa svedese. Una sorta di porta trionfale verso la natura incontaminata.
Il segreto della bellezza di Höga Kusten, ovvero Costa Alta, sta appunto nell’altitudine; infatti in nessun altro punto della costa svedese troverete paesaggi montani con ripide pareti rocciose che si tuffano verso il mare e i laghi. Il ritiro dei ghiacciai e l’innalzamento post glaciale della costa terrestre, fenomeno che continua ancora oggi costantemente al ritmo di 8 mm all’anno, hanno cambiato la morfologia di questo territorio, permettendo di forgiare questo straordinario paesaggio. Il terreno si è innalzato di circa 295 metri, dando origine ad un fenomeno unico che gli ha reso il giusto riconoscimento come patrimonio dell’Unesco.
Noi abbiamo scelto di alloggiare a FriluftsByn, ai piedi dello Skuleberget e a pochi minuti dall’ingresso del famoso parco nazionale di Skuleskogen.
Il FriluftsByn è un outdoor village, praticamente un camping, Ho avuto qualche perplessità prima di arrivare. Non amo particolarmente la vita nei camping. Come già detto non mai stata tipa da zaino in spalla. Mi sono dovuta ricredere, perché questa è stata senza dubbio una tra le esperienze più emozionanti di questo viaggio.
E l0 ho capito subito, non appena siamo entrati e ci è venuto incontro Jerry, proprietario della struttura, nostro contatto e nostra guida sul territorio, nonché praticamente un Dio greco.
Si è avvicinato verso di noi, bello come il sole, con un sorriso che gli ho visto in viso da quel momento fino al nostro ultimo saluto alla partenza, compreso.
Ripresa dallo choc, mi sono guadata intorno e dello stereotipo di camping quel posto aveva veramente poco. Sembrava più un ranch, con una grande quantità di spazi condivisi, primo tra tutti il salotto di legno attorno al fuoco, arricchito da plaid, cucini e morbidi pelli.
Le nostre abitazioni decisamente minimal assomigliavano a dei nidi d’amore ridotti al necessario ma decisamente confortevoli. La zona adibita alla ristorazione sembrava appena uscita da una rivista di arredo hipster.
Già mi sembrava di essere capitata in un posto meraviglioso e mi stavo apprestando a chiedere se per caso qualcuno avesse bisogno di una cameriera tuttofare, quando Jerry ci ha informato che giusto in quei giorni si stava svolgendo presso il camping, una sorta di festa del cibo, un incontro tra chef e coltivatori diretti. Potevamo partecipare alla cena degustazione. Avevamo capito bene? Avremmo potuto assaggiare tantissimi piatti tradizionali, cucinati con prodotti locali da super chef della zona, (Ulvö hotel). E tutto, sotto quelle meravigliose bandierine dai toni polverosi.
La perfezione.
Non ancora. Jerry ci invita ad un aperitivo. Ma non aspettatevi uno spritz. No, il nostro principe fa riaprire la seggiovia che si trova a pochi metri dal villaggio e ci porta a 300 mt, sulla cima dello Skuleberget, dove davanti ad una vista mozzafiato abbiamo mangiato ottimo salmone con patate e mirtilli e sorseggiato vino bianco.
Quasi mi commuovo.
Il giorno dopo mi aspetta la prima lunghissima camminata del nostro road trip.
Un trekking all’interno del parco: qualcosa come 12 km. Ora, che io sia una pignora, patatona etc, è risaputo. Che Irene e Giovanni siano amanti del trekking ( che io definisco estremo ) pure. Giorgio è neutrale.
Mi sarei voluta tirare indietro. Ma va detto che la Svezia costituisce il sogno di ogni appassionato di escursionismo e di trekking e l’amicizia conta qualcosa. I sentieri di montagna poi sono ben segnati con cumuli di pietra, cartelli di legno o segni di vernice su rocce o alberi; lungo i sentieri segnalati ci sono ponti per l’attraversamento di tutti i torrenti e nelle zone umide si cammina sulle passerelle. Insomma non mi sarei persa e non mi sarei bagnata.
Non potevo rinunciare. Ho capitolato, affrontando un lungo trekking di 6 ore all’interno del parco nazionale Skuleskogen che mi ha permesso di vedere scorci davvero meravigliosi, immersi nel silenzio più totale rotto solo dal suono degli uccelli e ogni tanto delle mie lamentele. Ogni tanto incontravamo qualcuno e veniva naturale salutarsi calorosamente, quasi avremmo voluto abbracciarci, consapevoli che stavamo condividendo lo stesso paradiso. In un comune abbraccio con la natura.
Al ritorno di questo percorso ci ha accolto una bellissima festa al ranch, con tanto di musica e assaggi della super tipica surströmming ovvero l’aringa del Baltico fermentata e considerata una delizia. Anche se a me sembra più una prova di forza.
Giorgio l’ha trovata squisita. Io mi sono limitata a compiacere lo chef. E Jerry.
Il dopo cena intorno al fuoco, chiacchierando con le persone del posto, ci ha permesso di conoscerli meglio questi svedesi e renderci conto di quanto la loro società sia decisamente mille passi più avanti rispetto alla nostra. Hanno investito per anni nella scuola, nella cultura in genere e nella famiglia e parlare con loro ci fa sentire sotto certi aspetti davvero piccoli.
Protettivi, accoglienti, divertenti, ci hanno regalato un caldo abbraccio. Il secondo della giornata.
Indimenticabile.
A presto. Sa
♥♥♥
TO BE CONTINUED…
DETTAGLI :
Foto di Giorgio Leone
Giacca a vento fucsia: HAGLÖFS
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che spettacolo queste immagini!! Andare in svezia è uno dei miei sogni!!
http://federicaferraro.com/ibiza-dove-mangiare/
E’ davvero meravigliosa, sai?
Sorprendente vedere questo post. Ho vissuto li due anni e Jerry lo conosco pure. A parer mio, Höga kusten è il posto più affascinante a quelle latitudini svedesi. Bello vedere come tu ne sia rimasta soddisfatta, fa un certo che 😉
Non ci credo!!!!! Conosci Jerry!!!!!! Allora puoi capire…
Scherzi a parte devo ammettere che questa zona della Svezia mi ha davvero stregato.
Grazie per il tuo commento. un abbraccio