Quando hai tanto tempo libero finisci per pensare.
Provi a distrarti con un libro, un film, una scrollata a ig stories e un video su youtube. Ma il tempo non finisce e sei costretta a pensare.
Poi magari dormi, avvoltolata in un plaid di morbida ciniglia, accanto a te una tazza di infuso alla liquirizia. Al risveglio, il cuscino inumidito da quel rivolo fastidioso che con gli anni non è mai sparito. E pensi: non sono mai riuscita a cogliere il vero senso della “salivazione azzerata“. E’ uno stato a me sconosciuto.
Ci sono momenti della vita in cui vorresti inserire un marcatore per ricordare, una mini etichetta adesiva dal colore fluo. Ci sono quei momenti che non hanno un valore eclatante, in cui forse non succede niente di importante, ma in cui hai tempo di pensare. E se pensi, finisci ad interrogarti e se ti interroghi poi non puoi non ascoltarti. E se ti ascolti poi qualcosa finisce per cambiare. E allora il marcatore ti serve. Per non tornare indietro.
Sono a casa da una settimana per una banale influenza. Nei miei ripetitivi camminamenti tra il divano, il letto e il bagno, sono inciampata nel desiderio di aprire una scatola di vecchie fotografie.
Foto di famiglia, foto di vacanze, foto di scuola, foto di amori importanti.
Foto ricordo.
Perché questo sono. Foto che raccontano momenti vissuti, in cui spesso nessuno di noi era veramente in posa, anche quando credeva di esserlo. In quelle immagini non si legge il desiderio di apparire perfetti, l’antiestetico e il trash sono così spontanei da sembrarmi bellissimi.
Quelle foto, alcune mosse, altre scure, sono davvero singolari ed hanno una caratteristica marcata. Non mi parlano delle persone ma dell’emozione che le persone ritratte in quel momento provavano. Sono attimi di vita che tornano in superficie. Suscitano tenerezza. Forse perché sono mie. O forse no.
Ogni giorno scorro per piacere e per lavoro tantissime immagini perfettamente scattate, perfettamente bilanciate, perfettamente post prodotte, in cui ogni dettaglio è studiato. Immagini in cui il sorriso è perfetto, la piega dell’abito è perfetta, il colore dello sfondo è perfetto. In cui c’è il sole anche quando piove, ci sono gli uccellini che volano, le persone inutili sono scomparse. Lo faccio per minuti, talvolta per ore.
A queste immagini consegniamo noi stessi e i nostri pensieri. Crediamo erroneamente che queste immagini raccontino di noi. Ma non lo fanno, neanche un poco, sono soltanto la nostra arma di seduzione, il filtro perfetto sulle nostre vite imperfette.
E così comincio a chiedermi che senso abbia scorrerle una dietro l’altra; comincio a pensare dove andrà a finire il senso del ricordo?
Sulle nostre bacheche di IG ridicolmente simili l’un l’altra o nel cestino del PC insieme a tutti gli scarti di quelle foto in cui i nostri capelli non erano a posto e le nostre rotondità troppo evidenti.
I nostri album di immagini prevedibili e quadrate 3xinfinito che scorreremo tra qualche anno saranno in grado di ricordarci cosa abbiamo veramente provato? Il calore di una festa tra amici o la gioia di una scampagnata, la risata dei nostri bambini o l’affetto dei nostri cari.
Menomai oggi sto meglio. E domani rientro al lavoro.
Magari smetto di pensare per un po’.
Un bacio.
A presto. Sa
Dettagli:
Foto di Giorgio Leone
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