Cari ragazzi domani si riparte.
Un viaggio lungo nove mesi che ci vedrà trascorrere insieme ogni giorno, tante ore quante ne avete condivise d’estate con i vostri amici di scorribande e sicuramente più di quante, d’ora in poi, ne passerete con le vostre famiglie.
E io voglio svelarvi un segreto.
Anche i prof sono un po’ agitati all’idea, sapete?
Perché in fondo l’inizio mette sempre un po’ di ansia. E’ inevitabile.
Un po’ come quando si aspetta di entrare dal dentista o che l’ago di una puntura si infili nella pelle. E’ l’attesa a renderci nervosi, più che l’atto stesso. In alcuni casi siamo proprio terrorizzati.
Come innamorati che si rivedono dopo mesi, siamo lì a pensare se vi troveremo cambiati, se ci guarderete con gli stessi occhi o se i tre mesi di distacco ci avranno resi apparentemente estranei.
Le classi nuove poi sono un’incognita. Come porci nei primi minuti? Perché lo sappiamo bene che la prima lezione è quella che ci attaccherà sulle spalle il tagliando del professore figo o dello stronzo.
Se facciamo colpo ci seguirete con affetto come fossimo dei Pifferai Magici.
Ma se sbagliamo, se non sapremo cogliere la vostra attenzione, se il nostro tono di voce sarà troppo basso o troppo alto, la nostra battuta poco divertente, se ci mostreremo troppo accoglienti o troppo rigidi, rimediare sarà un’impresa sì possibile, ma decisamente ardua.
Credo in fondo che queste nostre paure non siano segno di insicurezza ma solo di amore per quello che facciamo. E dai, diciamolo, anche di reale amore per voi. Perché non è una vergogna ammetterlo e ammetterlo non ci priva di autorevolezza.
In fondo, se non ci importasse non saremo lì a farci tante elucubrazioni mentali senza alcun fondamento ( sì ok … pippe mentali). Non vi sembra?
Non ci resta che aspettare domani. Stasera magari anche noi prof controlleremo il nostro porta penne, l’agenda e la lista dei vostri nomi; poi domani entreremo in classe sorridendo, senza inutili strategie. Saremo noi stessi.
Vi guarderemo e partirà la nostra avventura insieme.
Un abbraccio
Sa
Foto di Giorgio Leone
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