Mentre scrivo, mancano davvero poche ore al rientro.
Eh già. Il rientro. Già carico di emozione a cose normali. Denso di aspettative e di curiosità. Noi prof siamo una razza strana; ci lasciamo a metà luglio, stanchi, innervositi. Basta con i progetti, il Pcto, le commissioni, il tutoraggio, i coordinamenti. Solo lezione in classe! E poi il primo settembre, come comuni quaquaraquà, ci ritroviamo, carichi come molle, tra scartoffie e sogni a progettare la crescita dei nostri studenti. Tante domande, ma in tasca tutte le risposte.
Quest’anno è diverso.
Quest’anno mi sento impreparata, come un mio studente dopo tre mesi di vacanza davanti ad un test d’ingresso. Non so. Non riesco a ricordare.
E capisco il suo disagio oggi, povero ragazzo, di fronte al mio sguardo interrogativo. Perché oggi sono io a sentirlo, lo sguardo di chi, dubbioso, sospettoso, carico di aspettative, sembra pronto a cogliere il minimo sbaglio. Dalle stelle, alle stalle. Che brutta fine.
E sono immobilizzata dalla paura.
Perché non so. Non so cosa succederà, non so se riuscirò a ricordarmi tutte le millemila regole comportamentali dei protocolli covid, non so se riuscirò a spiegare senza utilizzare le smorfie, se riuscirò a capire solo dai loro sguardi, i loro dubbi e i loro umori. Non so come sarà senza poter rubare distrattamente le loro penne ogni volta e riderci sopra o limitare le mie continue passeggiate tra i banchi. Non so se mi ricorderò di non sedermi accanto a loro, di non tocchicchiare i loro capelli, le spalle, una guancia. Non so come sarà non riuscire a sorridere a quei piccoletti, dopo mesi di distacco.
Non so se avrò più timore di ammalarmi o contagiarli. Non so se ce la faremo a rimanere in presenza o ci ritroveremo assonnati e imbruttiti dietro uno schermo a salutarci con la manina, dopo poche settimane.
Perché diciamocelo chiaro. Non esiste al momento una strada migliore di un’altra. Questo è certo.
Ma solo la necessità e il dovere di rimboccarsi le maniche e provare a fare del nostro meglio. Per tutto il tempo che servirà. Fino a che non avremo traghettato questo anno di schifo sulla riva sicura.
E se non riusciremo a capire che non è con le polemiche che si rema in avanti, ma facendo un gioco di squadra sincero e complice, le nostre probabilità di successo decresceranno rapidamente. Studenti, docenti, dirigenti ma anche genitori e politici. Ma forse questa è già polemica.
Quindi preparerò la mia borsa, aggiungendo mascherina e disinfettante. Li forniranno, ma non si sa mai. E tra poche ore proverò a sorridere attraverso un pezzo di stoffa, perché la passione muove il mondo e azzera le paure.
Non vi dirò che andrà bene. Ma che se ci sarà un modo per farlo andare meglio, lo tenterò, lo tenteremo.
A presto.
Un bacio. Sa
Grazie di cuore alla generosissima @lazappi ( Su IG ) per la copertina.
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