Mi rendo conto di quanto questo spazio per me sia vitale quando di fronte a un turbinio di pensieri che si arrovellano nella testa da giorni, solo l’idea di stenderli, uno dopo l’altro come panni a al sole, mi rilassi. Sia terapeutico.
Questi giorni sono un po’ bloccata; sto vivendo come in un limbo, in una eterea nuvoletta di tristezza, una tristezza percepita, assorbita come l’acqua in una spugna naturale.
Esistono due tipi di dolori a mio avviso. Il dolore che ti colpisce in pieno, come una bomba, ti devasta, ti toglie il sonno, la fame, la voglia di vivere, è il dolore del non ritorno. Non credo ci siano soluzioni per accettarlo. E’ il dolore che non vorremo mai provare.
Poi c’è il dolore che ti sfiora, quello che vivi attraverso il dolore degli altri, di chi conosci, il dolore che io chiamo empatico.
Il dolore che ti sfiora lo hanno più o meno provato tutti, almeno una volta nella vita. Assume la forma di una strana apatia che ti prende quando cominci a chiederti, perché succedano certe cose. Quando cominci a aggrovigliare immagini, paranoie, previsioni catastrofiche. E se succedesse a me?
Sono tre giorni che ci penso. E credo che questo sia il dolore che può e deve renderci migliori. Propulsore di nuovi atteggiamenti che osiamo prometterci solo nei buoni propositi di fine anno. Mai mantenuti.
Se chiunque ha provato il dolore che ti sfiora mettesse nella sua vita un po’ di ciò che altri non potranno più fare, pensate quanti baci, sorrisi, frasi dette, ci sarebbero nelle nostre giornate. E passeggiate in spiaggia e canzoni al vento. E libri letti, film visti, abbracci regalati. E ci ascolteremo per bene e ci arrabbieremo sicuramente di meno. Tanta più consapevolezza e più tempo da godere con chi amiamo, con il cellulare spento nelle tasche. Ognuno nella versione migliore di sé stesso.
Ecco forse solo così troveremo un senso. Forse l’unico vero senso.
“Se vivi ogni giorno come se fossi l’ultimo, un domani avrai avuto ragione tu”
Mi ha colpito molto e da allora, negli ultimi 33 anni, ogni mattina, guardandomi allo specchio, mi sono chiesto:
“Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, farei le stesse cose che sto per fare in questa giornata?
E se la risposta fosse stata “No” per troppi giorni di fila, sapevo di dover cambiare qualcosa”
— Steve Jobs
Un bacio.
A presto. Sa
♥♥♥
Pics via Pinterest
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Una spietata malinconia mi ha avvolta; ho condiviso con te le tue parole,ho condiviso con te un dolore che mi ha sfiorato.
Sei unica.
Un bacio <3
Un dolore che ti sfiora…
Si, quasi ogni giorno negli ultimi 11 anni. Ormai credo di aver imparato a conviverci.
Vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo? Ci provo, costantemente, ma nonostante tutto sono molti i giorni in cui alla domanda di Steve risponderei “No”.
Bel post. Splendide parole. Complimenti. 🙂
..leggo solo ora…
…un abbraccio e il regalo di un sorriso!
Con affetto
C’ era qualcosa che ti rendeva e rende speciale. .la consapevolezza! Ho accanto a me una persona che il dolore lo ha subito, sentito, ci si è svegliato nel dolore per anni ed anni.. questo un po lo ha indurito. A me il dolore mi è passato accanto e più volte mi sono chiesta cosa farei se toccasse a me..bel post!
Lalu
Ti sono vicina Sandra; ho letto il titolo del
post da Facebook ed eccomi qui..
Un abbraccio forte.
mi hai fatto riflettere… No, se domani fosse l’ultimo giorno della mia vita non farei quello che devo fare, nemmeno dopodomani. Che vita strana
Un bellissimo post