Appena iniziata la quarta settimana di chiusura delle scuole e della didattica a distanza. Terza settimana di video lezioni.
Stamani quando ho chiuso l’ultimo collegamento, salutato il mio collega del sostegno che mi “accompagna” in compresenza in tutte le mie lezioni, con gli ultimi scambi di battute, gli ultimi accordi ( messo tu le presenze? mando io gli appunti di oggi? Ok allora ci vediamo domani mattina ) ho pensato a quanto, nonostante tutto, siamo inclini al cambiamento. Quanto siamo rimodellabili per dirlo con un termine tanto già inflazionato.
Sono bastati pochi giorni a modificare tutte le nostre abitudini. Anche quelle scolastiche. Se prima entravo in classe e guardavo i miei studenti, negli occhi, uno ad uno o passeggiavo tra i banchi a controllare il loro umore, il nuovo taglio di capelli o di smalto, adesso apro Meet e comincio a pigiare in loop quelle caselline alla ricerca di telecamere aperte, per poterli scrutare nelle loro camerette e percepire qualche emozione.
Come state ragazzi ? Bene lei ?
Non amano mostrarsi, sono sempre molto timorosi ed esitanti nel farsi vedere, tentano il più possibile di usare l’opzione a loro concessa “disconnetti la webcam” per preservare scampoli della propria vita privata. Come non capirli.
E io con la webcam puntata invece verso il mio faccione e la cucina aperta sul soggiorno, mi mostro a loro con una corona surreale di tazze volanti che pendono dall’alto.
In classe non mi siedo quasi mai, per abitudine. Ho bisogno di un palco, ho bisogno di avere il controllo.
Adesso ferma sulla mia seggiolina, di fronte ad uno schermo che riflette le mie lavagnette piene di calcoli, mi sento prigioniera limitata e trattenuta su un palco che profonda.
Mi viene da sorridere nel pensare a quante volte li ho dovuti riprendere, nel corso degli anni, mentre tentavano di nascosto di sorseggiare l’estathè o addentare furtivamente il loro panino già alle nove di mattina. L’aula non è luogo per mangiare. E ora? E ora potrebbero tranquillamente accedere a Gsuite e andarsi a fare una doccia, poggiare spavaldamente i piedi sul tavolo o azzannare voracemente una merendina sbriciolandola poi sulla coperta del letto, in cui sono ancora sdraiati; tutto senza che io in fondo me ne accorga. Potrebbero ascoltare me con un orecchio e chattare con gli amici o giocare distrattamente a Clash Royale.
Eppure mi fido. Mi fido davvero, e mi rifiuto di fare il contrappello alla fine dell’ora. Perché loro sanno come tutto questo sia importante e come ognuno debba fare del suo meglio. Li saluto dal video, uno dopo l’altro, come a scuola vicino alla porta di entrata. Ci vediamo alla prossima lezione. Ci saremo prof.
Tutto questo non c’era nel programma.
Ma tutto cambia. Velocemente. E diventa già routine.
A presto.
Un bacio. Sa
Grazie di cuore alla generosissima @lazappi ( Su IG ) per la copertina.
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