Brutta cosa l’attesa.
Se c’è una cosa che non sopporto è proprio aspettare.
Sempre stato così. Anche quando la mia prof, seduta perbenino con la schiena eretta e l’occhialino calato sugli occhi, muoveva in su e giù il suo dito ossuto sulla lista dei nomi. Oggi interrogo …. e l’attesa sembrava si dilatasse per un’ora.
Brutta cosa l’attesa.
Aspettare il semaforo verde quando ancora devi fare la spesa o aspettare che lui ti risponda su whatszapp : “sto scrivendo… “.
E poi aspettare che arrivi il Natale, l’estate, le vacanze. Aspettare di perdere 5 kg. Servirebbe uno schiocco di dita. E via.
Mi innervosisce vedere la rotella sullo schermo del PC in attesa di connessione. E che il caffè venga su o l’acqua della pasta inizi a bollire.
Mi innervosisce anche aspettare in coda alla poste. E che cavolo, con tutto quello che ho ancora da fare.
E poi aspettare che tutti abbiano consegnato il compito, la campanella è suonata da un pezzo. Dai, dai.
Brutta cosa l’attesa quando aspetti un referto o il dottore che ti dica come andrà a finire. Quando aspetti un figlio che non arriva o un traguardo che credi di meritare. Ma niente. Aspetti. E l’ansia ti scava dentro. Quel lasso di tempo ti sembra un fiume così largo che non riuscirai mai ad attraversare. Ti siedi e percepisci forte il vuoto. L’assenza.
Strana cosa l’attesa. Seduta qui sul divano a guardare in tv chi lotta per noi. Impotente e riconoscente. Ogni pomeriggio alle 18.30, con il fiato sospeso, ascoltando quei numeri che sembrano rimbalzare sui muri di ogni casa come un unico battito all’unisono. Quello della speranza
Strana cosa l’attesa.
Ho piantato i semi di Pilea, due giorni fa. Dice che ci vorrà una settimana per vederli sbocciare. Beh in fondo poco davvero. Giorgio anche oggi ha fatto il pane. Passeggio lenta in un quadrato che non ha più alcun angolo di segretezza o ambiguità. Aspetto che lieviti. Piano piano, senza fretta. Intanto leggo, scrivo, preparo gli esercizi per i miei ragazzi.
Possiamo sentirci oggi? Possiamo. Possiamo anche fare due chiacchiere.
E intanto attendiamo. Sorridendo, altre volte maledicendo. Altre volte piangendo.
E nell’attesa vediamo sfilare le nostre mancanze ma anche i nostri sogni, i nostri desideri. Quelli vecchi ed altri nuovi. Bellissimi. Come solo i sogni possono essere, quelli che trovano finalmente il tempo di emergere.
E speriamo che l’attesa sia sufficientemente ampia perché una volta finita ci veda cambiati davvero e sufficientemente breve perché il desiderio di abbracciarci di nuovo possa essere comunque ancora più forte della necessità di raccogliere i cocci e tutto quello che nel frattempo si è perso.
Bella cosa l’attesa. Se riusciamo a darle un senso.
Un bacio
A presto. Sa
Foto di Giorgio Leone
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