Da sempre in bilico tra il fascino subito per i brand dalle linee pulite e minimal e l’attrazione personale per tutto quello che More is More, con sovrapposizioni, mix di stampe, pattern e styling elaborati. Poi finisco per non prendere mai una posizione perché ciò mi rende libera di interpretare liberamente lo stile assecondando il mio umore del momento. Non credo di avere una preferenza specifica, però quando un marchio mi piace davvero, Minimalist o Maximalist, non ha importanza, lo sento distintamente: l’attrazione che provo si trasforma in ammirazione, in trasporto, in commozione.
Una delle sfilate più belle che ho visto a Milano durate la MFW è stata quella di Daniele Calcaterra. O forse dovrei dire solo Calcaterra. Ma ci tengo a mettere in evidenza l’uomo prima del marchio perché non si possono amare le creazioni se prima non si ama allo stesso modo chi le crea.
E questo potrebbe virare la riflessione su piani religiosi/ filosofici. Ma non mi lascio fregare.
Daniele Calcaterra ha sfilato per la prima volta in calendario, con il supporto della Camera Nazionale della Moda Italiana. Le sue creazioni hanno sfilato. Ma per chi ha avuto modo di conoscere Daniele sa bene che i suoi capi sono sostanza del suo essere, il naturale prolungamento di un animo riservato, gentile, concettuale e sofisticato.
Il suo è uno stile dedicato ad una donna contemporanea che non ama sentisi costretta dai capi ma avvolta, quasi protetta, una donna senza schemi o pregiudizi che apprezza forme e materiali di qualità.
I concavi e i convessi si susseguono, la forma si scompone per poi ricomporsi in modo non convenzionale nei capi spalla. Come un lungo nastro che corre nello spazio, le giacche maschili sono a volte voluminose e a volte strizzate sul corpo, i pantaloni si aprono enfatizzando l’ampiezza in contrasto con la vita alta e stretta. La palette colori diretta ed essenziale abbandona ogni forma celebrativa. Il blu diventa scurissimo, quasi nero e il bordeaux si fa rigoroso come l’acciaio dei muri di Richard Serra, lo scultore americano da cui Daniele Calcaterra ha preso ispirazione.
Rigore e minimalismo, ironia e forma compiuta, Componenti affini di un percorso stilistico che viene vissuto come un viaggio in un’altra dimensione, come un dialogo continuo tra forma, materia e sogni.
Ciao Daniele. Ti seguo dagli esordi e so quanto l’arte prenda forma nei tuoi capi. Cosa ha ispirato nello specifico la tua nuova collezione FW 20172018 ?
Nello specifico sono rimasto affascinato e coinvolto dal pensiero artistico e dalle opere di un artista americano, scultore minimalista, Richard Serra .
Siamo molto simili. Entrambi amiamo la geometria, entrambi amiamo tutto ciò che appare come una forma evoluta dal sé. Pertanto tutto ciò che è la forma, diventa non forma e si ricompone poi sul corpo come anche Richard Serra fa per i suoi monoliti a volte metallici a volte strutturali in materia cementizia.
Cosa mi dici della palette colori?
Anche la palette colori assorbe molto questi pensieri artistici, infatti come nelle precedenti collezioni i colori sono molto reali, ma in questo caso ci sono vicinanze con il metallo, vicinanze con i bronzi e soprattutto dei remind molto forti con tutto ciò che è il mondo della notte, quindi il blu. Il blu è diventato per me il nuovo nero, lo è in maniera reinterpretata e diventa il nuovo velo di fascino che avvolge la donna.
Oltre la moda che è la tua passione più grande, oltre che il tuo lavoro, cosa ti cosa ti piace della vita ?
La vita stessa, io amo profondamente la vita. Ogni momento è per me una gioia. Sarebbe riduttivo dire l’arte o la natura. Amo proprio la vita. Da quando apriamo gli occhi al mattino un solo pensiero dovrebbe accompagnarci fino alla sera, ovvero che stiamo vivendo il migliore teatro della nostra esistenza.
Ecco perché mi piacevi tanto Daniele.
Un bacio.
A presto. Sa
♥♥♥
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Foro di Giorgio Leone
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