Per un’insegnante di scuola superiore avere tre quinte nell’ultimo anno di corso dovrebbe essere illegale.
Insomma dovrebbe essere proibito dalla legge.
Sulla carta domani sarà l’ultimo giorno che trascorreremo insieme nelle aule anche se in realtà è stato ieri. L’ultimo giorno di una settimana straziante che ci ha visto vomitare vicendevolmente negli abbracci, nelle parole, negli sguardi tutto l’affetto e tutta l’ansia di un’imminente distacco. E io sto vivendo questi giorni in uno stato di coma vigile ormai ben conosciuto. In poche parole sono devastata e piagniucolante da giorni.
Avete presente la sindrome del nido vuoto che prova una madre quando un figlio prende il volo e lascia la case dei genitori per sposarsi, convivere o andare a studiare fuori sede.
Bene direte. E tu che ne sai? Che ne sai di questo stato psicologico misto di malinconica tristezza e orgoglio materno!
Lo conosco bene, credetemi.
Immaginate di prendere delle giovanissime pulzelle adolescenti piene di insicurezze e brufoli e passare con loro quattro ore e poi tre ore a settimana, tutte le settimane per cinque lunghissimi anni ( o tre che non è comunque poco). Di chiedere loro ogni mattina “come state “ e scorgere dalle loro facce i loro umori. Di sapere bene che loro hanno fatto lo stesso con te, quasi ogni giorno.
Di vederle sbocciare, trasformarsi nel corpo, nei modi e nella mente. Raccogliere i loro scleri e i loro dubbi. Arginare i loro “no prof la matematica non la capirò mai” quando tu sai bene che non appena avranno abbassato quel muro di difesa la matematica la capiranno eccome e anche la vita.
Avete visualizzato? Ecco poi allo scadere della 165-esima settimana immaginate di doverle salutare mentre loro ti dicono che torneranno, tanto torneranno ma tu sai bene che non sarà così, ma non per scarsa riconoscenza ma perché ogni figlio che lascia il nido difficilmente ritornerà a dormire nella sua cameretta.
E quando in qualche raro caso lo faranno sarà bellissimo, ma tu sentirai che il loro sguardo da adulte e pieno di nuove esperienze non sarà più lo stesso. Ma non potrei dirglielo e ti basterà vederle o sentirle ogni tanto.
La verità diciamocelo chiaro è che le vorrei trattenere, fisicamente incatenare alle loro seggioline, chiudere a chiave nelle loro aule, pur di non doverle lasciare andare. Forse anche bocciare.
Ma poi non sarà così.
Varcata la soglia entreranno in un mondo nuovo privo di protezioni e io in fondo le vedo.
Le vedo camminare orgogliose e fiere, con le spalle aperte e lo sguardo alto a prendersi con vorace fierezza il loro futuro.
Mi mancherete bimbe mie.
Ma saprò sempre dove cercarvi. Nel mio cuore.
Un bacio. Sa
Dettagli :
Grazie di cuore a @lazappi
eper avere aggiunto parole alle mie parole. #leparoleprime ( perché le immagini sono importanti ma quello che ci diciamo di più ).
Iscriviti per rimanere sempre aggiornato sulle novità e gli ultimi articoli
Leave a Reply