Dacché ho acquisito la facoltà di decidere qualità ed entità del mio guardaroba in assoluta autonomia –sebbene sulla seconda avrei dovuto regolamentare i miei eccessi– ho sempre avuto una naturale inclinazione per quello stile un po’sfrontato e dall’inconfondibile profumo di indipendenza che sono solita nascondere dietro una tenuta più inflessibile di quella di Barney Stinson: per il momento niente completi, ma vanto ugualmente una lunga fila di camicie bianche nell’armadio. Neppure io saprei spiegare il motivo: forse il timore di sentirmi fuori luogo, di non avere il carattere abbastanza temprato, o ancora il ricordo di numerose scelte adolescenziali poco felici che, come una brutta indigestione, mi impongono di non ricadere nell’errore di un capo non propriamente adatto a me.
E questo non sarebbe certo un problema se solo non continuassi a sentirmi attratta come un mulo alla carota da jeans slavati a vita alta, Vans modello Old Skool e, non da ultime, ampie, comode e coloratissime giacche in stile bomber che ultimamente spopolano sulle passerelle di ogni brand facendo gravare tutto il peso delle mie assurde convinzioni. And yes I said yes I will yes: ormai posseduta dallo spirito di accettazione joyciano, accolgo la sconfitta a mani basse e compro senza troppi rimpianti.
D’altronde non sarà un caso se questo capo viene riproposto ciclicamente, coinvolto in un processo di eterno ritorno storico, oltre che personale. Il bomber trae infatti la propria origine durante la prima guerra mondiale come giubbotto antivento indossato dai piloti dell’aeronautica militare inglese, esposti frequentemente a temperature molto rigide. Da qui compie un salto che raggiunge gli anni Ottanta di cui diventano protagonisti i cosiddetti “bomber baseball” come marchio identificativo del celebre sport, nonché uniforme propria degli studenti dei college americani. Questo fino ai recenti anni Novanta e Duemila in cui vengono indossati soprattutto dagli esponenti della cultura hip hop sorta tra le influenze multiculturali newyorkesi.
Una storia lunga più di un secolo pronta a tornare negli armadi a partire da questa primavera con tratti sicuramente meno rigorosi rispetto agli originari, riproposti dalla moda femminile in varianti sia sportive che eleganti. Il bomber si presenta quest’anno come un capo deciso e consapevole del proprio carattere, avvolto da una sensualità quasi mascolina che, tuttavia, lo sdogana da abbinamenti esclusivamente casual.
Visualvixen– @ happilygrey (IG)
La stagione li propone romantici: tessuti “preziosi”come seta e velluto, scelti soprattutto nelle tonalità pastello del rosa e dell’azzurro, nonchè ornati da pietre e ricami che ne personalizzano il retro, trasformano un capo nato con funzione utilitaristica in una vera e propria opera d’arte.
I classici bomber tinta unita cedono dunque il passo a disegni in stile orientaleggiante raffiguranti tigri e dragoni; stemmi e patches, come nella nuova collezione di Gigi Hadid x Tommy Hilfigher; vegetazione esotica; iniziali o scritte personalizzate e infine graziose decorazioni floreali adottate dalla quasi totalità dei brand.
Collage Vintage – Harpersbazar
Floreale? In primavera? Avanguardia pura, verrebbe da dire. Ma come resistere alla raffinatezza delle rose di ogni grandezza e sfumatura ricamate sui modelli tra i più femminili della stagione? Delicati ed eleganti sia su sfondo nero che colorato, possono essere indossati sopra ad ampie gonne e minidress, sempre con un occhio di riguardo all’accostamento dei colori. Tra i miei preferiti, i modelli proposti da Hollister, Ted Baker e il più economico River Island, ma è possibile acquistarne di questo genere anche osservando tra le collezioni dei marchi più famosi.
Per chi invece ama lo stile più casual e non ha alcuna intenzione di rinunciarvi, approvati a pieni voti gli abbinamenti con crop top, jeans a vita alta, pantaloni a zampa -soprattutto se il bomber sfiora la vita senza essere troppo ampio- e scarpe da ginnastica a suola bassa. Per ottenere un risultato sportivo “da tutti i giorni”, perfetti i classici modelli a tinta unita nelle tonalità del nero e del verde militare o kaki, dal facile accostamento. Per le più intraprendenti dallo spirito metallaro consiglio invece bomber oversize in pelle decorati con simboli, loghi e dettagli stringati dall’indole punk.
Un capo camaleontico che, in ogni sua variante, può raccontare di noi più di quanto potremmo immaginare o, in alternativa, aiutarci a sperimentare un nuovo lato della nostra personalità.
Quale altro motivo per riporne ̶u̶n̶o̶, ̶n̶e̶s̶s̶u̶n̶o̶ , centomila nell’armadio?
Martina Proserpio
Beh cara Martina con me sfondi una porta aperta. E io mi avvicino più … ai centomila.
Indosso i bomber con un amore mai tradito, sin dagli inizi.
Dalla prima guerra mondiale? Ora non esageriamo. Dagli ottanta, novanta e duemila sì, però. L’ultimo che ho acquistato è appunto uno di Zara, stile primi anni 80, nero e arancio all’interno, decisamente oversize, che quando mio fratello mi ha visto arrivare ha sogghignato: noooo non ci credo sembri uscita dal passato.
Questo che mi vedi indossare in foto con una tuta a fiori in stile orientaleggiante è invece un bomber acquistato due anni fa, lungo e super versatile. Oltre che caldissimo.
Quindi direi proprio:
Un abbraccio
Sa
♥♥♥
Dettagli articolo:
Foto del miei look: Giorgio Leone
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